RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FABIO DE CHRICO (M5S) MOLISE
In questa fase dell’emergenza serve un cambio di passo da parte della Regione. Ora più che mai sono indispensabili una affidabile comunicazione istituzionale, un aumento delle diagnosi per scovare i focolai sul nascere e soprattutto un rafforzamento rigoroso delle attività di monitoraggio sanitario sulla sfera sociale di chiunque, ripeto chiunque, abbia comunicato di aver sviluppato sintomi.
Il governatore Toma e il Direttore Asrem Florenzano avevano chiesto alla comunità di mostrare senso civico nell’affrontare questa epidemia ma qui sembra diventato un ‘far west del senso civico’. Ormai sono i vicini di casa del contagiato a dover sanificare gli ambienti condominiali e ad attivarsi nella fondamentale ricostruzione dei contatti in attesa che lo facciano le strutture sanitarie deputate; sono i sindaci costretti a denunciare la positività al Covid-19 di un medico di base con oltre mille mutuati allo scuro di tutto; sono i giornali a rilanciare gli appelli di politici e istituzioni per dichiarare focolaio la struttura del Neuromed e zona rossa i comuni ‘di appartenenza’. Una situazione subito apparsa potenzialmente esplosiva a tutti tranne a chi doveva prendere le decisioni, perché non sono solo i pazienti risultati positivi il problema, ma tutti i dipendenti (oltre 50) e le parentele dei pazienti che risiedono nell’alto casertano, zona ad altissimo rischio in Campania.
Ci vuole tempestività nelle scelte, tempestività nelle indagini epidemiologiche, rigore nella sorveglianza e non si può pensare che il senso civico possa prevalere su efficienza ed efficacia dei protocolli.
Ho provato giorni fa a sollecitare in tal senso. L’ho fatto durante quello che viene chiamato Tavolo permanente sull’emergenza Coronavirus, ma che si rivela più simile a una conferenza stampa che a un’assemblea di consiglieri regionali in esercizio di un minimo di funzione pubblica nell’interesse della collettività. Sarebbe un modo per renderci partecipi saltuariamente di quanto sta accadendo, ma io e miei colleghi, anche quelli della maggioranza, ci sentiamo completamente emarginati dal potere decisionale.
La gestione ‘florenzotomiana‘ dell’epidemia è molto carente inoltre dal punto di vista comunicativo, in qualità più che in quantità. Del resto l’effetto di questa comunicazione la vediamo nella reazione confusa e spaesata dei cittadini che non conoscono e non percepiscono la capacità della propria Regione nel garantire prevenzione e cure. Servirebbe più autorevolezza e più credibilità. Non si può, ad esempio, approvare solo due giorni fa il Piano organizzativo dei posti letto per l’emergenza e comunicare tardivamente alla popolazione la disponibilità ordinaria e straordinaria dei posti letto e delle risorse umane.
La scelta azzardata nell’individuare il Cardarelli come ospedale Covid ormai è fatta e non si può tornare indietro. Sarebbe stato meglio destinare interamente una struttura ad accogliere degenti affetti da Coronavirus, per non condizionare, o ancora peggio contagiare, le attività ordinarie. Quindi ben vengano nuove strutture periferiche e nuovo personale a migliorare le cure, ma gli ospedali sono le retrovie della filiera gestionale e prima di tutto bisogna intervenire in maniera decisa sulla prevenzione. Stiamo parlando della fase più importante, una sua perfetta gestione può davvero salvare vite umane e limitare notevolmente il ricorso alla terapia intensiva.
Il Direttore Florenzano difende ancora la linea della parsimonia sui tamponi ribadendo il rispetto delle linee guida dell’Oms e della circolare ministeriale del 9 marzo che suggeriscono di testare solo le persone con malattia respiratoria acuta e almeno una delle seguenti condizioni: contatto stretto con un caso probabile o confermato di infezione. Ma sbaglia nel pensare che aumentare i tamponi serva a far stare tranquilli i negativi. Aumentare il numero dei tamponi serve a scovare i positivi e a bloccare i potenziali focolai. La tracciabilità dei positivi è cruciale per fermare l’epidemia. È una strategia funzionale che hanno adottato prima di tutte le altre Regioni il Veneto e poi a seguire Emilia Romagna, Toscana, Umbria.
oQuindi le Regioni hanno certamente autonomia decisionale e possono potenziare identificazione e diagnosi dei casi sospetti o degli operatori sanitari. Proprio riguardo questi ultimi, io non so se il Direttore si senta in parte responsabile dei due cluster di Riccia e Bojano creati da un ‘suo’ poco responsabile medico del 118 che ha lavorato per giorni pur avendo sintomi visibili e un padre ricoverato per il virus; probabilmente se fosse stato testato 10-15 giorni fa, non avrebbe potuto lavorare.
Il Coronavirus avanza giorno dopo giorno e le autorità sanitarie devono rincorrere i possibili contatti, monitorare in maniera rigorosa i rientri dalle aree del Nord, fare tamponi, imporre quarantene. La vera trincea è lì. Se serve più personale a rendere più efficiente il servizio che si prendano immediatamente provvedimenti con questa finalità. Se è vero che ‘siamo in guerra’, rafforziamo la trincea!