Sanità

Dall'intelligenza Artificiale un aiuto alla comprensione dello sviluppo dell'Alzheimer

Pubblicato: 07-09-2020 - 244
Dall'intelligenza Artificiale un aiuto alla comprensione dello sviluppo dell'Alzheimer Sanità

Dall'intelligenza Artificiale un aiuto alla comprensione dello sviluppo dell'Alzheimer

Pubblicato: 07-09-2020 - 244


Dall'ntelligenza Artificiale un aiuto alla comprensione dello sviluppo dellAlzheimer

Una ricerca condotta dall'istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Cnr-Istc) in collaborazione con studiosi dellUniversità Campus Bio-Medico di Roma e lIrccs Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, utilizzando un modello dIntelligenza Artificiale capace di simulare alcune funzioni del cervello umano, ha chiarito i meccanismi alla base dello sviluppo iniziale di questa forma di demenza. Lo studio è pubblicato su Journal of Alzheimers Disease

 

Una ricerca condotta dallIstituto di scienze e tecnologie della cognizione (Cnr-Istc), dallUniversità Campus Bio-Medico di Roma e dallIrccs Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, utilizzando un modello dIntelligenza Artificiale capace di simulare alcune funzioni del cervello umano, ha chiarito i meccanismi alla base dello sviluppo iniziale di questa forma di demenza. Lo studio è pubblicato su Journal of Alzheimers Disease

 

Un gruppo di ricercatori dellIstituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc), dellUniversità Campus Bio-Medico di Roma e dellIrccs Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed è riuscito a chiarire, grazie allimpiego di un modello dIntelligenza Artificiale in grado di simulare alcune funzioni del cervello umano, i meccanismi alla base dello sviluppo iniziale della malattia di Alzheimer, la più comune causa di demenza. Alcuni studi, condotti presso lUniversità Campus Bio-Medico di Roma, lIrccs Fondazione S. Lucia di Roma e lUniversità di Sheffield (UK), avevano recentemente mostrato come il malfunzionamento di una piccola area situata in profondità nel cervello, larea tegmentale ventrale (VTA), potesse essere uno dei primissimi eventi associati alla malattia di Alzheimer.

 

La VTA è composta prevalentemente da neuroni che producono dopamina, un neurotrasmettitore molto importante per la regolazione dellumore e della motivazione. Basandoci sui risultati ottenuti in questi studi, abbiamo simulato al computer i processi patologici che si innescano nelle primissime fasi della malattia, spiegano Daniele Caligiore e Massimo Silvetti del Cnr-Istc.

 

I due colleghi dellUniversità Campus Bio-Medico e del Neuromed, Marcello DAmelio e Stefano Puglisi-Allegra, sottolineano limportanza del lavoro per la comprensione delle possibili cause dellAlzheimer: Questo lavoro ha consentito di chiarire come la degenerazione iniziale della VTA alteri a cascata la funzione di altri circuiti neuromodulatori, causando inizialmente sintomi simili alla depressione (tipici delle prime fasi della malattia) e favorendo in seguito laccumulo di proteine neurotossiche che caratterizza la malattia (placche extra-cellulari di Beta-amiloide e grovigli intracellulari della proteina Tau), con conseguente distruzione di neuroni in aree del cervello funzionali alla memoria e ad altre funzioni cognitive.

 

Il sistema dIntelligenza Artificiale usato dai ricercatori è stato in grado di fornire una teoria unificante, capace di spiegare molti dati relativi alla malattia di Alzheimer, delineando uno schema interpretativo che consente di far combaciare i molti tasselli di questo complesso puzzle. Essendo lattività dei neuroni della VTA legata alla gestione delle emozioni e dello stato motivazionale, la nostra scoperta evidenzia limportante ruolo dello stato psicologico del paziente, suggerendo come la riduzione della motivazione e la graduale perdita di interessi, fenomeni spesso sottostimati dai pazienti e dai loro familiari, possano accelerare lavanzamento della malattia, conclude il Gianluca Baldassarre, coordinatore del team del Cnr-Istc.

 

La ricerca, pubblicata sulla rivista Journal of Alzheimers Disease, apre una nuova strada alla diagnosi precoce e allo sviluppo di terapie da attuare nella fase iniziale della malattia, per riuscire a rallentare, se non addirittura a bloccare, la degenerazione di aree del cervello coinvolte nella produzione e nellutilizzo della dopamina. Intelligenza Artificiale un aiuto alla comprensione dello sviluppo dellAlzheimer
Una ricerca condotta dallIstituto di scienze e tecnologie della cognizione (Cnr-Istc) in collaborazione con studiosi dellUniversità Campus Bio-Medico di Roma e lIrccs Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, utilizzando un modello dIntelligenza Artificiale capace di simulare alcune funzioni del cervello umano, ha chiarito i meccanismi alla base dello sviluppo iniziale di questa forma di demenza. Lo studio è pubblicato su Journal of Alzheimers Disease


Una ricerca condotta dallIstituto di scienze e tecnologie della cognizione (Cnr-Istc), dallUniversità Campus Bio-Medico di Roma e dallIrccs Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, utilizzando un modello dIntelligenza Artificiale capace di simulare alcune funzioni del cervello umano, ha chiarito i meccanismi alla base dello sviluppo iniziale di questa forma di demenza. Lo studio è pubblicato su Journal of Alzheimers Disease

Un gruppo di ricercatori dellIstituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc), dellUniversità Campus Bio-Medico di Roma e dellIrccs Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed è riuscito a chiarire, grazie allimpiego di un modello dIntelligenza Artificiale in grado di simulare alcune funzioni del cervello umano, i meccanismi alla base dello sviluppo iniziale della malattia di Alzheimer, la più comune causa di demenza. Alcuni studi, condotti presso lUniversità Campus Bio-Medico di Roma, lIrccs Fondazione S. Lucia di Roma e lUniversità di Sheffield (UK), avevano recentemente mostrato come il malfunzionamento di una piccola area situata in profondità nel cervello, larea tegmentale ventrale (VTA), potesse essere uno dei primissimi eventi associati alla malattia di Alzheimer.

La VTA è composta prevalentemente da neuroni che producono dopamina, un neurotrasmettitore molto importante per la regolazione dellumore e della motivazione. Basandoci sui risultati ottenuti in questi studi, abbiamo simulato al computer i processi patologici che si innescano nelle primissime fasi della malattia, spiegano Daniele Caligiore e Massimo Silvetti del Cnr-Istc.

I due colleghi dellUniversità Campus Bio-Medico e del Neuromed, Marcello DAmelio e Stefano Puglisi-Allegra, sottolineano limportanza del lavoro per la comprensione delle possibili cause dellAlzheimer: Questo lavoro ha consentito di chiarire come la degenerazione iniziale della VTA alteri a cascata la funzione di altri circuiti neuromodulatori, causando inizialmente sintomi simili alla depressione (tipici delle prime fasi della malattia) e favorendo in seguito laccumulo di proteine neurotossiche che caratterizza la malattia (placche extra-cellulari di Beta-amiloide e grovigli intracellulari della proteina Tau), con conseguente distruzione di neuroni in aree del cervello funzionali alla memoria e ad altre funzioni cognitive.

Il sistema dIntelligenza Artificiale usato dai ricercatori è stato in grado di fornire una teoria unificante, capace di spiegare molti dati relativi alla malattia di Alzheimer, delineando uno schema interpretativo che consente di far combaciare i molti tasselli di questo complesso puzzle. Essendo lattività dei neuroni della VTA legata alla gestione delle emozioni e dello stato motivazionale, la nostra scoperta evidenzia limportante ruolo dello stato psicologico del paziente, suggerendo come la riduzione della motivazione e la graduale perdita di interessi, fenomeni spesso sottostimati dai pazienti e dai loro familiari, possano accelerare lavanzamento della malattia, conclude il Gianluca Baldassarre, coordinatore del team del Cnr-Istc.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Journal of Alzheimers Disease, apre una nuova strada alla diagnosi precoce e allo sviluppo di terapie da attuare nella fase iniziale della malattia, per riuscire a rallentare, se non addirittura a bloccare, la degenerazione di aree del cervello coinvolte nella produzione e nellutilizzo della dopamina.




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