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Questione Gaza, interviene il consigliere provinciale Giuseppe Centracchio accogliendo l'appello del Centro Indipendentre Studi Alta Valle del Volturno.

Pubblicato: 22-05-2025 - 454
Questione Gaza, interviene il consigliere provinciale Giuseppe Centracchio accogliendo l'appello del Centro Indipendentre Studi Alta Valle del Volturno. Politica

Questione Gaza, interviene il consigliere provinciale Giuseppe Centracchio accogliendo l'appello del Centro Indipendentre Studi Alta Valle del Volturno.

Pubblicato: 22-05-2025 - 454


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA CONSIGLIERE PROVINCIALE ISERNIA GIUSEPPE CENTRACCHIO



Quanto sta accadendo a Gaza da mesi non può più essere tollerato né ignorato. Si  tratta di un genocidio in diretta, trasmesso sotto gli occhi del mondo intero. Chi tace  oggi, soprattutto in politica, si rende “complice” della mattanza di Gaza. 



Va condannato senza se e senza ma e con assoluta fermezza l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha provocato morti e rapimenti inaccettabili. Tuttavia nessun atto di terrore giustifica la risposta sproporzionata dello Stato di Israele, che ha trasformato la Striscia di Gaza in un campo di sterminio a cielo aperto.

Secondo le fonti internazionali, il bilancio è ormai devastante: oltre 60.000 morti, tra cui più di 20.000 bambini, di cui 5.000 sotto i cinque anni. La popolazione – oltre due milioni di persone – è allo stremo: affamata, assetata, assediata. Gli aiuti umanitari sono bloccati da mesi, i camion restano fermi a Tel Aviv, e la fame e la sete sono utilizzate deliberatamente come strumenti e armi di guerra. Non si tratta di un conflitto tra eserciti, ma di un’offensiva armata condotta contro una popolazione civile priva di difese. Le bombe stanno colpendo sistematicamente ospedali, scuole, centri abitati. È stato distrutto persino l’Ospedale dell’Amicizia turco-palestinese, che tra le altre cose è anche l’unico centro oncologico della Striscia. 15 soccorritori palestinesi sono stati uccisi e sepolti, con la loro ambulanza, in una fossa comune. Toccante il videomessaggio di uno dei soccorritori che prima di morire chiede scusa a sua madre per aver scelto di aiutare le persone nella consapevolezza del dolore che le stava per dare. 



Nel frattempo, l’Europa resta paralizzata, incapace di esprimere una posizione netta.  In Italia il Governo mantiene un silenzio assordante rispetto alla gravità delle cose.  Non una parola netta, non un atto di dissociazione inequivocabile, ma al contrario,  abbracci istituzionali e dichiarazioni di amicizia verso Netanyahu, leader di un  governo sotto accusa presso la Corte Internazionale di Giustizia per crimini contro  l’umanità e genocidio. Questo silenzio politico assomiglia, sempre più e come detto da più parti, fin  troppo a una forma di complicità attiva.La condanna non può più essere rimandata. Non si tratta di ideologia, né di schieramento partitico. Si tratta di umanità, giustizia e responsabilità storica. Chi oggi sceglie il silenzio, si troverà domani dalla parte sbagliata della storia. Emblematico il gesto di Papa Francesco che, poco prima della sua morte, ha voluto donare un’auto da convertire in clinica mobile per i bambini di Gaza. Un gesto estremo di compassione che evidenzia l’assenza totale di leadership morale nelle istituzioni civili e politiche. Per queste ragioni, accolgo e rilancio l’appello dell’APS che ha il merito di aver rotto il silenzio e assumere una posizione netta, chiara, inequivocabile. Al Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno il mio più sentito ringraziamento per aver acceso un riflettore su una questione importante e spesso trascurata dalla politica locale. È necessaria, prima di ogni cosa, una condanna pubblica e formale del genocidio in corso nella Striscia di Gaza, chiamando le cose con il loro nome. L’uso sistematico della fame, della sete, del blocco umanitario e della distruzione di infrastrutture civili non rientra nel diritto internazionale dei conflitti: è crimine di guerra, è barbarie, è sterminio, è mattanza. È tempo, inoltre, che l’Italia riconosca ufficialmente lo Stato di Palestina, come già  fatto da numerosi Paesi membri dell’ONU. Non si tratta solo di un atto simbolico, ma  di un passo concreto per affermare che i diritti dei popoli non sono negoziabili, e che  la legalità internazionale non può essere riscritta in base ai rapporti di forza. Va sostenuta con decisione il lavoro della Corte Penale Internazionale, che ha già  avviato un procedimento nei confronti del Primo Ministro israeliano Netanyahu per  gravi violazioni del diritto umanitario. Non si può invocare la giustizia internazionale  a fasi alterne, condannando alcuni regimi e proteggendone altri a seconda della  convenienza politica o economica. In questo contesto non è accettabile che un Paese accusato di crimini contro  l’umanità venga trattato come un alleato privilegiato, e che il suo leader venga  accolto con sorrisi istituzionali.



Chi non prende posizione oggi potrebbe essere ricordato come complice domani. Che le parole di Sandro Pertini, pronunciate già negli anni Ottanta, siano oggi un  monito e un esempio per chi continua ad evitare una posizione chiara sulla questione palestinese. Già allora, Pertini riconosceva senza ambiguità che la pace in Medio Oriente non sarebbe mai stata possibile senza il riconoscimento del diritto del popolo palestinese a una patria. Oggi, di fronte a un conflitto che ha assunto i contorni del genocidio, quelle parole suonano più attuali che mai. Tacere non è più un'opzione: è una colpa. Per questo, è giunto il momento di scegliere da che parte stare. Gaza brucia, e la dignità della politica si misura anche dalla capacità di dirlo ad alta voce.


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